Anno: 1223, forse il dieci di dicembre. Città: Greccio.
Francesco manda a chiamare un amico di nome Giovanni [FF 468] e desidera celebrare il Natale. Lo vuole in modo diverso: “Vorrei fare memoria di quel bambino che è nato a Betlemme e in qualche modo intravedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato…”. La notte di Natale, tutto è ben predisposto: anche la greppia, un bue e un asino [FF 469]. Vi accorrono numerosi frati e abitano della zona con ceri e fiaccole per assistere a quel presepe vivente. Tommaso da Celano ci fa assaporare quella notte con la maestria della sua arte di saper ben raccontare.
Nel racconto però alcuni conti non quadrano: manca un neonato, mancano dei genitori che impersonino Giuseppe e Maria. Non vi sono comparse, nessuno recita una parte. Su quella greppia Francesco fa celebrare l’Eucaristia: il Signore Gesù è realmente presente nell’umiltà del pane e del vino, nel suo vero Corpo e vero Sangue. S. Francesco gusta quella presenza: “..ogni volta che diceva bambino di Betlemme o Gesù, passava la lingua sulle labbra, quasi a gustare e deglutire tutta la dolcezza di quella parola”.
La lettura di questa pagina così intensa e ricca di suoni, profumi, colori notturni, è un crescendo che converge su San Francesco, vestito da diacono e che con voce forte e dolce, limpida e sonora canta il Vangelo della Natività. Mentre le parole del Celano scorrono sotto i nostri occhi, ci par di sentire la voce di Francesco pronunciare il nome della città di Betlemme come il belato di una pecora.
Lui, il giullare di Dio, capace di trasmettere con tutto il suo corpo quanto voleva comunicare, indirizza con il pensiero e con il cuore i suoi ascoltatori verso quella città della Giudea che nessuno dei presenti forse ha mai visto. Gliela fa sognare al punto che uno dei presenti ha una visione: (FF 470) un fanciullino privo di vita sembra giacere nella mangiatoia e Francesco lo sa destare da quel sonno profondo.
Tommaso da Celano ci offre una conclusione: “Il ragazzo Gesù fu risuscitato nel cuore di molti che l’avevano dimenticato e fu impresso profondamente nella loro memoria amorosa”…
CONTINUA…
Buona Caccia!
Don Angelo Balcon – Baloo d’Italia.