Il capitolo trentesimo delle Fonti francescane è sempre fresco e vivace. È una catechesi viva sul Natale cui ogni anno possiamo attingere con freschezza per parlarne ai nostri Lupetti nell’ultima riunione di Branco o di consiglio d’Akela prima delle vacanze natalizie. È anche una pagina che possiamo meditare in questi giorni tra vecchi Lupi del consiglio di Branco per prepararci al Natale ormai imminente.

La culla a Betlemme e la Croce a Gerusalemme sono i due punti decisivi della vita e della preghiera di San Francesco: da una parte il corpo fragile di un bambino; dall’altra il corpo fragile di un giovane uomo inchiodato sulla croce che ha subito persecuzione e martirio.

È sempre lo stesso Dio che si manifesta nella sua gloria: quella che “cantano” gli angeli sul campo dei pastori, quella che gli angeli mostrano alle donne accorse al sepolcro il giorno di Pasqua.

È sempre lo stesso “corpo” di cui S. Francesco vuol prendersi cura nella persona dei lebbrosi e dei poveri del suo tempo, ma anche nella persona dei frati ai quali Francesco guarda con la preoccupazione di un padre verso i figli che ha generato nella sua fede e che con la Regola approvata da meno di un mese (29 novembre 1223) lo seguono nel suo stile di vita.

CONTINUA…

Buona Caccia!

Don angelo Balcon – Baloo d’ Italia.

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