Leggere il Manuale dei Lupetti è come addentrarsi in una miniera: qua e là emergono sempre dei nuovi filoni da seguire. Questa volta ne ho seguito uno davvero interessante: una catena di testimonianze di vita di tanti lupetti che B.-P. raccoglie nel Manuale. Guardando a loro possiamo capire quale deve essere lo scopo della formazione Lupetto e che a quale tipo di bambino deve mirare il tempo della formazione in Branco. una formazione che non è fine a se stessa, ma che chiede sempre un passo successivo.Nel primo morso B.-P. descrive i ragazzi che hanno dato il nome ai Lupetti. Sono i ragazzi della tribù degli Zulù nelle sue tre grandi famiglie. Si preparavano a diventare i futuri Lupi della tribù. Guardando a questa esperienza di vita Zulù, B.-P. intravede la continuità del metodo e qual è il punto di preparazione a cui ogni branca deve tendere per preparare al grande traguardo della vita. Il ragazzo zulù, con la sua prova, ci insegna la necessità di porre un termine ben preciso ad ogni passaggio di età della vita. Non ci è difficile pensare che quando B.-P. chiede perseveranza nel raggiungere un traguardo ed incoraggia verso altre mete più impegnative ha davanti a sé i volti di tanti ragazzi che ha incontrato nella sua vita n.1.

Nel Manuale  ci sono i Lupetti senza nome che compaiono nel secondo e terzo morso: sono quelli che ci insegnano il G.U., i segni segreti del branco,  le danze giungla. Nelle sue illustrazioni B.-P. ci dice molto delle loro qualità: silenziosi ed attenti, consapevoli di un compito. Da loro ogni Akela che sfoglierà il Manuale, imparerà come muoversi, come proporre a tanti altri lupetti le stesse mosse, gli stessi segni, perfino i canti.

Abbiamo il piacere di conoscere Francis Palmer del Branco Bristol 18: B.-P. ne ammira il coraggio con cui il bambino sopporta il dolore in seguito ad un incidente stradale: “Sono un Lupetto, non devo piangere”.

C’è la storia di Frank Purington di nove anni. È un Lupetto di Yokohama, trovato da una cappellano militare tra le macerie della sua casa, durante il terremoto del primo settembre 1923. Ai medici che lo soccorrono dice: “No, non debbo piangere. Sono un Lupetto!”. Ormai sopraffatto dalle ferite, sa dire al medico: “Non si preoccupi di me, dottore. Pensi agli altri. La mia giornata è finita”. B.-P. raccoglie questa testimonianza di vita prima di presentare la danza della fame di Kaa. Sembra essere il piccolo Frank il Lupetto che guida la danza. B.-P. sembra chiederci: abbiamo bisogno di bambini così!

Non dimentichiamo poi Tommaso e Giovanni. Non sono Lupetti i figli del sarto del villaggio, ma hanno un “vecchio lupo in incognito” tra le mura di casa. È un Vecchio lupo speciale che sa trarre da loro il meglio che possono dare.  Si tratta della loro nonna molto saggia dalla quale possiamo a nostra volta imparare come trasformare i nostri lupetti in folletti, capaci di tante B.A.

Nel Manuale dei lupetti ci sono anche gli “eroi”. Si tratta di: Walter Pitkeathly del Branco Glasgow 9°.  Si è gettato in acqua per salvare il fratello più piccolo caduto in una cava allagata mentre giocavano insieme. Ha dato “la vita per i suoi amici” ed aveva dieci anni

Ci sono Lupetti che vivono in posti senza telefono e che devono sapere cosa fare in caso di un accidente o di un incendio. Quei Lupetti devono avere dei capi in gamba: B.-P. si sta concentrando perché quei Vecchi lupi. possano crescere quei Lupetti nel migliore dei modi, con tante abilità e con forza d’animo.

Ecco perché è nato il Manuale dei Lupetti! Tanti bambini hanno bisogno di avere buoni capi, giovani ed adulti, capaci di trapassare loro il meglio che la vita può offrire!

È forse dal clima di famiglia felice di un Branco di lupetti spensierati che ispira a B.-P.  la banda lupetto? Un clima FF che resta indelebile nei ricordi di un Lupetto e sarà sempre un punto d’appoggio per il resto della vita: “non dimenticherete mai i giorni passati con il branco”.

Ci sono i Lupetti che B.-P,. osserva e che descrive mentre segnalano, corrono, giocano in squadra, si nascondono, chiedono, seguono tracce, guardano con il naso all’insù  i disegni delle nuvole in cielo, sono ammirati dagli esempi di vita di quegli esploratori che Akela racconta loro.

A partire dai loro bisogni ed abitudini B.-P. inventa giochi, canti, danze, racconti. Mette la sua lunga esperienza a servizio di tanti bambini che per lo più ci restano ignoti, ma che a  ben vedere possono essere i Lupetti dei nostri branchi di oggi.

Spetta a noi aiutare tanti bambini a compiere quei passi fondamentali che ne faranno gli uomini di un domani. È questo il passo successivo che intendevo all’inizio di questa riflessione e che B.-P. raccomanda a tutti i Lupetti al termine del 16° morso. Sappiamo bene che si tratta della salita al riparto.

È questa la meta a cui B.-P. pensa scrivendo il Manuale dei lupetti! Ma B.-P. già vede oltre come deve saper fare ogni Vecchio Lupo: un giorno forse ritornerete al Branco per aiutare altri Lupetti ad aprire i loro occhi nella giungla!.

Facciamo in modo che tutti i Lupetti dei nostri branchi possano compiere questo passo.

Cari Vecchi Lupi d’Italia, ad Assisi andremo anche per chiedere la grazia di diventare dei “capi” come gli Akela di Franck, Francis e Walter. Capi appassionati del loro servizio volontario e consapevoli della sua importanza. Capi che hanno maturato scelte fondamentali per la loro vita e ora si prodigano nel servizio educativo per offrire il meglio di sé.  Al solo pensiero ci tremano le vene dei polsi! San Francesco lo sa che ci sono Akela che non dormono la notte quando hanno capito che nel loro compito si impara la perfetta letizia.

Ci può incoraggiare il sapere che bambini della stoffa dei nostri tre amici, ci sono già nei nostri Branchi! È sufficiente scovarli con preparazione e competenza!

Se poi qualcuno di noi “dal pelo grigio color del tasso” e con un fazzoletto blu al collo si guarda intorno, può accorgersi che in ogni paese, in ogni quartiere ci sono anche tanti Tommaso e Giovanni che attendono di incontrare dei bravi capi che conoscono il lupettismo e che ne faranno altrettanti bambini coraggiosi e capaci, diventando Lupetti in gamba per vivere “una vita libera, prospera e felice”!

Buona Caccia.

Don Angelo Balcon – Baloo d’Italia