“Conoscete i vostri lupetti?”. Con questa domanda iniziava un vecchio articolo apparso su attorno alla Rupe nei primi anni ’50. Probabilmente la risposta ipotizzata allora dal Vecchio Lupo che lo scrisse è la stessa di oggi. “Come no!”, un’unica voce si leva con tono quasi stizzito. E in effetti è un po’ una provocazione quella che oggi anche noi vogliamo riproporre ripercorrendo quelle righe valide oggi come allora. Siamo certi che ogni Akela, Baloo e Vecchio Lupo del Branco osservi costantemente il lupetto e cerchi di cogliere tutte le sfumature del suo carattere. In realtà è molto complicato riuscire a fare tutto questo da soli: la semplicità del bambino talvolta è incredibilmente complessa. Sì, avete letto bene. Ogni bambino, negli anni ’50 come oggi, vive “molte vite” – fantasia, sentimento, ragione – ed è costantemente in contatto con il mondo esterno, quelli che lui chiama gli altri.
E l’errore più grande in cui potremmo imbatterci è quello di voler riuscire a scoprire tutto da soli. È del tutto inutile infatti – quanto sbagliato – prescindere da una realtà evidente: il bambino vive la maggior parte della sua vita in famiglia, in casa. Per questo è importante conoscerla da vicino e capire come l’ambiente familiare agisca nella sua vita.
Vorremmo a questo punto esporre un po’ le nostre esperienze su un campo particolare di questa vita “sociale” del lupetto: la sua vita in famiglia; la famiglia nella sua vita.
Sarebbe presuntuoso credere di poter conoscere ogni bambino trascorrendo con le poche ore che abbiamo a disposizione durante le riunioni o le cacce.
Cosa fa, come pensa, come si comporta il resto del suo tempo? Come ha influito il Branco nel suo comportamento, diciamo così, “privato”?
Noi crediamo che sia essenziale ad ogni fine, portare la famiglia del lupetto al Branco. Sono i papà e le mamme che devono entrare nel nostro “gioco”, devono saper essere dei Vecchi Lupi. Questa sarà una grande preda conquistata per ognuno di noi, al pari del sentirsi chiamare da ogni genitore Akela, Bagheera, Baloo, Kaa e via dicendo. Non abbiamo noi perso, dedicandoci al Branco, un po’ della nostra personalità, diciamo così, “laica” per assumerne una nuova, una “giungla”.
Ma guai a pensare di potersi sostituire al genitore: la tentazione talvolta può prendere il sopravvento ed è proprio in quelle occasioni che dobbiamo fare attenzione. Un comportamento strano, diverso dal solito. Una confidenza che il lupetto ci fa su un suo malessere, una qualsiasi richiesta di attenzione. Di qualsiasi cosa si tratti, non possiamo pensare di occuparcene da soli ma necessariamente dobbiamo rivolgerci ai genitori e capire insieme a loro quale sia la strada più giusta da seguire. Certo, perché questo accada è necessario costruire, sin dall’ingresso dei cuccioli in Branco, un rapporto solido con i genitori e le famiglie. Ed è sbalorditivo – ma non troppo – rendersi conto che quanto fatto oltre 60 anni fa sia ancora valido. Dalle riunioni in cui si spiega ciò che viene fatto in branco (Manuale dei Lupetti, Giungla, Gioco…), agli espedienti per poter incontrare le famiglie (Gare dei presepi, specialità…) fino una merenda al termine dell’uscita con i genitori. Tutti modi estremamente validi per costruire un solido rapporto di fiducia reciproca con i genitori fino a creare un ambiente Branco-Famiglia che contribuirà a mantener viva la vera Famiglia Felice.
Buona caccia