Il segreto per essere il più bravo Vecchio Lupo?
E’ semplicissimo… ma non così immediato.

Procediamo con ordine: chi è il Vecchio Lupo più bravo? C’è chi sostiene che il più bravo sia chi non ha avuto Lupetti che hanno abbandonato il Branco, altri invece colui che conosce alla perfezione il metodo, altri ancora chi è capace di una programmazione superlativa. Su una cosa poi, abbiamo tutti più o meno la stessa convinzione: che in fondo in fondo, nessuno sia bravo quanto me (sentimento genuino questo, che se bene indirizzato davvero può spingerci a migliorarci e a divenire tra i Vecchi Lupi più bravi della Giungla italiana).
Possiamo però affermare, con certezza, che il Vecchio Lupo di successo è colui che ha compreso la valenza dell’educazione, ha scoperto la potenza degli strumenti  educativi del metodo Lupetto e sa come utilizzarli.
Proverò ad essere sintetico anche se il tema è gigantesco. Qui ci soffermeremo solo sui mezzi del nostro metodo e come utilizzarli.
Quando si parla dei mezzi del metodo pensiamo alla Pista, al Gioco, alle specialità.. tutte risposte giuste ma tutte incomplete. In realtà TUTTO, nel Lupettismo, concorre all’educazione dei Lupetti (e sebbene in altra direzione, anche all’educazione dei Vecchi Lupi). Per “tutto” si intende davvero ogni piccolo dettaglio: il materiale di Branco, l’Uniforme, la Tana, il Totem… la preghiera iniziale, l’arbitraggio di una partita TUTTO, concorre al raggiungimento di quell’obiettivo per cui facciamo servizio: allenare ad essere un giorno migliori Esploratori per essere buoni cristiani e buoni cittadini.
Per utilizzare TUTTO, come strumento educativo, abbiamo solo una possibilità: acquisire nel nostro DNA la consuetudine di FARE PER BENE LE PICCOLE COSE.
Tutto qui.
Il segreto del più Bravo Vecchi Lupo è fare per bene le piccole cose.
Vogliamo verificare? Innanzi tutto, quando parliamo di “piccole cose” non pensiamo a cose di piccolo valore ma ad ogni singolo dettaglio di tutta l’attività.
Il concetto è semplice ma va compreso a fondo: dobbiamo proiettare nel futuro la valenza di ogni azioni educativa, quando cioè il Lupetto sarà Esploratore, Rover, e ancora più in avanti. Nella prova di saper fare bene il saluto, ad esempio, molto spesso la si ritiene “superata” quando il Lupetto sa come tenere le mani. Tutto qui?
Per fortuna no, sarebbe un po’ riduttivo… e anche per un Vecchio Lupo sarebbe avvilente spendere molto del proprio tempo libero per insegnare ad un bambino come tenere le mani durante un gioco che finisce, al più tardi, in tre anni. Quello che noi richiediamo, attraverso la prova del saluto, con la scusa accattivante di tenere le mani in un certo modo, è quella di imparare a guardare negli occhi e a lasciarsi guardare negli occhi da una persona. Questo gli servirà anche in Riparto e Clan ma ancor di più gli servirà nella vita di tutti i giorni. Quante persone conosciamo che camminano sullo stesso marciapiede e quando sono vicine fanno finta di non vedersi? Quanto gli sarà utile saper guardare e lasciarsi guardare negli occhi dai propri genitori? Dalla propria (futura) ragazza? Dai propri insegnanti? Dalla futura moglie e dai futuri figli? E, ancora, quanto sarà importante essere abituato a farsi guardare negli occhi e a guardare negli occhi quando, quel Lupetto, si troverà un giorno inginocchiato di fronte al Santissimo?
Ecco allora, che quella prova apparentemente scollegata da tutto il resto acquisisce improvvisamente un nuovo senso, e lo acquisisce anche il lavoro del Vecchio Lupo in conseguenza a quello che impara il Lupetto. Di colpo mettiamo a fuoco che il significato del gioco “gatto e topo con saluto” non è chi torna prima al posto nel cerchio, ma SAPERSI FERMARE, GUARDARE NEGLI OCCHI L’ALTRO E SALUTARE anche col cuore; e quando le Sestiglie si presentano… non mi deve interessare QUANTO stanno strillando (sarebbe davvero divertente soffermarsi sulle origini di questi urli devastanti… ma andremmo troppo fuori tema!) ma SE guardano negli occhi il Vecchio Lupo. Ed ha senso anche fermare l’esecuzione del Grido per invitarli a “fare per bene”.
Lo so, in molti ora, starete pensando che questo discorso può andar bene per le prove di Pista, come per le Specialità. Ma cosa c’entra, con aspetti di contorno come ad esempio, un gioco arbitrato per bene oppure le uniformi davvero UNI-FORMI.
Bene, dobbiamo sempre tornare ad interrogarci sul PERCHE’ lo sto facendo e che azione educativa sottende.
Partiamo dall’arbitraggio di un gioco. Credete, non è semplicissimo arbitrare; facciamo chiarezza: non è che ci sia un moviolone a controllare il nostro comportamento, per fortuna, tuttavia attraverso l’arbitraggio di un gioco si possono sfruttare molte azioni educative. Ne elenco alcune:
– essere garanti della Legge, fermando il gioco anche in continuazione, se necessario;
– in base all’azione sopra elencata, contribuire ad avere un Branco che sa rispettare la Legge sempre (durante i cerchi, durante un racconto, durante la S. Messa… quante volte sentiamo raccontarci da altri Vecchi Lupi di avere dei bambini terribili in Branco? Ecco cominciamo ad arbitrare bene che quasi di conseguenza spariranno i
problemi di disciplina!) ;
– far acquisire, in via positiva e non repressiva, il gusto della Legge;
– arbitrare bene significa fare attenzione anche al singolo: equivale a dire, indirettamente, “mi sono accorto di quello che è successo perché mi stai a cuore”; in
quanti altri posti i ragazzi possono vantare un simile trattamento? E, forse, questo atteggiamento di essere preso a cuore dal Vecchio Lupo non sarà propedeutico al
sentirsi preso a Cuore anche da Gesù?
– un buon arbitraggio è quello che tiene conto di quei Lupetti che, durante il gioco, hanno superato la prova di Pista e vengono premiati (nell’immeditato fine riunione,
non dopo mesi per “anzianità”) con la zampata sul Tabellone della Pista.
– ….
Un breve sguardo ancora, alla cura della propria uniforme. No no, non parliamo di quella dei Lupetti, ma di quella dei Vecchi Lupi!!! E anche qui sgombriamo il campo da equivoci: non necessitiamo di una uniforme “a posto” per poterci beare davanti allo specchio. In realtà attraverso la cura della nostra uniforme possiamo.
– far acquisire ai Lupetti, per emulazione e non per coercizione, il gusto per la cura delle proprie cose (spesso ci confrontiamo con snobismo con la tenuta dell’uniforme di altre associazioni Scout… e poi i nostri ragazzi la usano come scalpo che spesso, poi, finisce in terra).
– perché è il mezzo migliore per dare valore a ciò che un giorno il Lupetto ha conquistato (e ricordate quanto era orgoglioso il primo giorno che indossava la pelliccia…);
– perché è il modo che abbiamo per esplicitare, senza mai dirlo, che teniamo al Servizio che stiamo facendo;
– perché se Akela chiede ad un Vecchio Lupo di sistemare i propri distintivi, e la riunione successiva sono tutti a posto, Lupetti intendono benissimo che “davvero siamo tutti sotto la stessa Legge…”
– …
- perché… non mi accontento di fare le cose tanto per farle senza averle capite, ma voglio fare anche ogni piccola cosa, per bene!

Le piccole cose praticate con consuetudine sono quelle che fanno acquisire le buone abitudini. Ma c’è molto di più: ogni volta che noi rinunciamo a progettare attività galattiche e ci curiamo di fare bene ogni piccola cose, togliamo molta della nostra presunzione di esser noi i veri educatori, lasciando spazio all’opera educativa del Migliore dei Vecchi Lupi. E’ il momento in cui davvero diventiamo collaboratori di Dio educatore: facciamo noi un passo indietro e lavoriamo, con cura, su ogni dettaglio, affinché la Provvidenza possa trovare il terreno pronto!
Non sappiamo molto della vita da bambino di Gesù… ma è veritiero ritenere che non fosse stato mandato alla “scuola per salvatori del mondo”; mi piace tuttavia immaginare che oltre all’istruzione scolastica avesse imparato da Giuseppe ad esser un bravo falegname; cosicché magari, dopo aver preso confidenza nel dare forma al legno, da grande si trovasse più a suo agio nel dare nuova forma ai cuori!

Potremmo scrivere ancora a lungo, ma preferiamo lasciarti con questa sfida: se riesci, con il tuo Consiglio di Branco, prova a trovare alcuni aspetti apparentemente privi di significato educativo, tra tutti gli strumenti del Lupettismo; se ne avrai trovato uno o più d’uno, scrivi a lupetti@fse.it e saremo felici di poterti rispondere direttamente e in modo esaustivo!

Fabrizio Cuozzo