San Francesco d’Assisi, perché?

Alzi la mano chi non ha mai sentito chiedere qualcosa come “Perché San Francesco d’Assisi è il patrono dei Lupetti? Forse perché parlava con il lupo? O perché amava la natura?”.
Scriveva Pietro Paolo Severi***, riprendendo alcuni appunti di Luigi Tedeschi, che San Francesco d’Assisi è stato “scelto perché la sua vita è stata piena di umiltà, semplicità, amore di Dio e del prossimo, bontà, attenzione a tutte le creature della Natura, con un ricco fiorire di episodi destinati a colpire positivamente e concretamente i bambini (e non loro soltanto!) come altrettante parabole”.[1]
Insomma, non c’è solo la storia del lupo di Gubbio: la traccia di San Francesco ci lascia qualcosa di ben più profondo, intorno al quale si è sviluppata, fin dai tempi dell’ASCI, una vera e propria pedagogia francescana.

Partiamo dalla Legge Scout.

San Francesco è l’esempio dell’uomo che sa vedere nella natura l’opera di Dio e pertanto non solo rispetta, ma ama il Creato in quanto esso stesso è espressione dell’amore di Dio. Di più: riconosce sé stesso come parte del Creato. Ecco allora che è semplice capire perché, in primis attraverso l’esempio che diamo loro, abituiamo i Lupetti ad avere cura del proprio corpo e della propria efficienza fisica.

San Francesco era solito ripetere “Vivete sempre nella letizia”. Sì, è proprio la famosa perfetta letizia, quel buon umore che possiamo definire “lo scintillio di un’anima retta”.[2] Si tratta di una vera virtù, non sempre semplice da sviluppare e coltivare, che è letteralmente contagiosa: una gioia grande, forte, incontenibile che viene dalla consapevolezza dell’amore di Dio per ciascuno di noi, dal coraggio di sopportare i dolori, le difficoltà, gli insuccessi accettando la volontà di Dio e trovando in lui la forza per portare quel peso e riuscire a sorridere anche quando è più difficile.

La letizia di cui parlava San Francesco è una condizione di felicità che è duratura proprio perché non è legata al momento, bensì è uno stato del proprio essere, una consapevolezza. E proprio da questa condizione di figli che vivono la felicità e la grazia dell’amore del Padre nasce e si diffonde la Famiglia Felice: attraverso l’esperienza dell’amicizia che si trasforma in fraternità, i Vecchi Lupi e i Lupetti si fanno portatori della luce e dell’amore di Dio nel mondo. Inoltre, lo sappiamo bene, in Branco la Famiglia Felice rende molto più semplice ed efficace l’azione educativa del Capo nei confronti del bambino. A questo “buon umore contagioso” di San Francesco si accompagna una forte umiltà e attenzione al prossimo, la capacità di ascoltare ed entrare in sintonia con l’altro e la capacità di farsi servo del Padrone e strumento della Sua pace.

Infine, San Francesco d’Assisi è esempio di uomo saldo nella fede che accetta la propria vocazione e fa una scelta netta, affidandosi a Dio, facendosi testimone coerente e credibile della Buona Novella attraverso il proprio stile di vita e le proprie opere. Frate Francesco mette in pratica ciò che predica senza accampare scuse né risparmiarsi, spendendo tutto sé stesso per andare, insieme ai suoi fratelli, verso l’incontro con Cristo.

Ecco dunque che San Francesco d’Assisi non è solo un modello per i Lupetti, ma parla anche a noi Capi e, se mi permettete un piccolo fuori tema, è per questo che dal 1981 i Vecchi Lupi d’Italia si incontrano, di solito ogni tre anni, ad Assisi per vivere una forte esperienza di fraternità e spiritualità e per “ricaricare le batterie”.

Rupe di Assisi 2017 – Eremo delle Carceri

Buona caccia

Francesco Pinto
Incaricato Regionale Lupetti – Regione Ovest

*** A Caccia con Lupo Rosso Solitario, Centro italiano di studi ed esperienze scout Baden-Powell, a cura di Pietro Paolo Severi, 1983 – Raccolta degli scritti (e non solo!) del primo Akela d’Italia ASCI, Fausto Catani
[1] ibidem, pag. 326
[2] ibidem, pag. 60


Pubblicato il 29/9/2022