Era la primavera dell’ormai lontano 2014, e con il Distretto di Ancona eravamo arrivati alla conclusione, dopo esserci confrontati, che i Lupetti del Consiglio d’Akela del nostro Distretto avevano già vissuto tante cacce francescane, conoscevano già San Francesco e… Forse potevamo mostrare loro, cito dal programma della caccia: «che ci sono molti altri Santi che hanno fatto del bene nella loro vita e che la santità non è nient’altro che fare Del Nostro Meglio con entrambe le mani nella vita di tutti i giorni.»
Per questo ogni Consiglio di Branco ha preparato la sua tappa prendendo come ambientazione del gioco la vita di un Santo. Ricordo che noi del Branco Fiore Rosso (Ancona 1) proponemmo San Giuseppe da Copertino, che credo possa aiutarmi anche ora per proporre un modo per affrontare la prova n°3 della pista di I Stella: quella lunghissima sulla Confessione e il Perdono.
Non so se conoscete San Giuseppe da Copertino: è noto in quanto patrono degli studenti (perché imparare qualcosa sui libri proprio non gli riusciva, eppure agli esami è stato promosso lo stesso) e perché assorto in preghiera tendeva a … prendere il volo. Oggi però non vi parlerò di nessuna di queste due cose.
Una cosa che pochi sanno, infatti, è che Giuseppe aveva anche il dono di scrutare i cuori: chiunque entrava nella sua stanza poteva sentirsi narrare la storia più segreta della sua anima. Non sempre però questo era propriamente piacevole: se l’anima di chi lo incontrava era immersa nel peccato, lui doveva vederla come un mostro deforme o sentirne il fetore. Se ne usciva con commenti come: «Avete forse maneggiato l’inchiostro e vi siete toccato la faccia? … perché è molto nera! … Andate a lavarvela!».
A volte si mostrava alquanto severo nello scrutare i cuori, fino ad agire senza rispetto e discrezione. «Sento una gran puzza dopo la venuta di questo chierico! …Voi avete fatto un peccato di disonestà, non è vero?… Presto, andatevi a confessare!». Dopo queste osservazioni non c’era più nessuno a Copertino che osasse presentarglisi in peccato. I superiori intervennero perché mostrasse prudenza nei suoi doni, senza offendere nessuno.
E Giuseppe cominciò da allora a dire così: «Figli miei, aggiustatevi il balestro. Voi avete il balestro che non tiene aggiustata la mira». Probabilmente il Santo ignorava che l’etimologia ebraica della parola “peccato” indica proprio il “mancare bersaglio”. Aveva compreso benissimo però che ogni peccato ci allontana dall’obiettivo più importante: quello di raggiungere il vero Amore.
Una coscienza pigra che non cerca Dio, secondo il Santo, non raggiunge il bersaglio della felicità a cui ogni uomo è destinato: Fra Giuseppe esortava tutti a piangere i peccati, dicendo che aggiustassero lo balestro, perché chi tira con il balestro lento, non fa colpo, diceva: «Figli miei, aggiustatevi lo balestro, che sennò non cogliete l’uccello. Iddio è come un uccello, e così bisogna tenere gli occhi sopra di Lui con il balestro dritto, altrimenti non lo pigliate».
E insomma questo balestro è la coscienza, che ogni Lupetto dovrà imparare a tenere ben pulita e tesa per centrare il bersaglio, per raggiungere la felicità a cui è chiamato e non seguire una pista confusa che lo porti fuori strada. Perciò dopo aver raccontato queste vicende (o altre di simile significato che vi piacciano di più) ai Lupetti, la mia proposta, prima ancora di fare esami di coscienza, è di sfidare i Lupetti nel tiro al bersaglio.
Potete sbizzarrirvi, Vecchi Lupi! Sia che si lanci una pallina a mano, che si usi una fionda, il “fucile-elastico”, la mazza da baseball o qualsiasi altra trovata, l’obiettivo sarà centrare il bersaglio: una vita santa nell’Amore di Dio.
Se il Lupetto sbaglierà, però non potrà ritentare dal suo posto: dovrà raggiungere il suo proiettile e aspettare lì che anche gli altri tirino. Quando sarà di nuovo il suo turno potrà riprovare, ma rimanendo rivolto nella direzione in cui era volato il proiettile: probabilmente dovrà lanciare all’indietro, e sarà molto più difficile! |
Se i nostri peccati si accumulano, infatti, la nostra coscienza si appesantisce e vivere l’amore si fa sempre più difficile. Per questo è importante saper chiedere perdono, e anche nel gioco il Lupetto avrà un modo per chiedere perdono e tornare al punto di partenza: rinunciare a quel lancio e passare la palla (o il proiettile) ad un altro Lupetto!
Buona Caccia!
Fra’ Michele Silvi, Ko dei branchi Fiore Rosso (Ancona 1) e della Querce Solitaria (Firenze 26)