Gv 3,16-18
In quel tempo, disse Gesù a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio».
COMMENTO
Per entrare nel mistero della festa della Santissima Trinità iniziamo con una citazione che ci ha colpito molto di Don Tonino Bello: “Il mistero di un solo Dio in tre Persone? Non parlo di uno più uno più uno: perché così fanno tre. Parlo di uno per uno per uno: e così fa sempre uno. In Dio, cioè, non c’è una Persona che si aggiunge all’altra e poi all’altra ancora. In Dio ogni Persona vive per l’altra. Questo è uno specie di marchio di famiglia. Una forma di carattere ereditario così dominante in casa Trinità che, anche quando è sceso sulla terra, il Figlio si è manifestato come l’uomo per gli altri”.
La festa della Santissima Trinità ci porta a riflettere sull’importanza dell’amore di Dio che attraverso suo Figlio e il suo stesso sacrificio dà all’uomo la possibilità di trovare Dio.
La Trinità è anche il significato della comunità in cui si esprime la forza del Cristiano. Questo ci porta a riflettere sul fatto di come il nostro essere Cristiani raggiunge la completezza nella capacità della relazione con gli altri.
Durante la lettura del Vangelo comprendiamo che Lui vuole la vita per ognuno di noi, perché la vita è il frutto dell’amore. Se dimentichiamo questo, rischiamo di far diventare Gesù solo un “giudice” messo lì per controllare quante volte cadiamo, invece la Sua non è una presenza che vuole giudicare per poi condannare, dobbiamo toglierci dalla testa che la condanna è Dio che punisce, la Sua è una presenza che ci lascia la libertà delle scelte e saranno solo le nostre libere scelte a decidere il senso della nostra eternità. La libertà non è per forza cambiare le circostanze ma è cambiare noi stessi nelle circostanze.
Lui c’è e ci sarà davanti, a fianco, insieme: ma ci lascia liberi.
Lui ci sarà per sempre e sarà sempre come una mano che si tende verso la mia e aspetta soltanto che io decida di allungare la mia per prendere la Sua.
Anche all’interno del gruppo Scout noi Capi dobbiamo essere capaci di condurre i ragazzi più giovani affidatici a fare delle scelte consapevoli ma libere e non dettate solo dalla paura dell’autorità.
Federica Sette AQ2 e Simona Gulli PE2