17 settembre
Festa delle stimmate di San Francesco d’Assisi
Il 17 settembre la Chiesa ricorda la “Festa delle Stimmate di San Francesco”. Nel nostro sussidio “Giovanni Battista di Bernardone” l’episodio è tratteggiato aiutandoci a cogliere l’essenziale di quel dono così singolare con cui Dio volle sigillare la vita di Francesco. È Dante Alighieri nel “Paradiso” che indica con questa formula le stimmate di Francesco: “… nel crudo sasso intra Tevero ed Arno, da Cristo prese l’ultimo sigillo, che le sue membra due anni portarno.” (Paradiso, Canto XI, 106).
Nella “Vita Prima”, Tomaso da Celano, ci racconta che Francesco ricevette una visione da Dio nel romitorio della Verna e gli apparve un “Serafino confitto ad una croce”. Nella tradizione cristiana, i serafini sono gli angeli che stanno nella prima cerchia davanti a Dio. Sono “fuoco”: ardono per la carità di cui sono rivestiti.
A fronte di questa apparizione, avvenuta nei giorni intorno alla feta dell’esaltazione della croce, Francesco provò ammirazione per la bellezza del messaggero di Dio, ma anche paura poiché quell’angelo era inchiodato su una croce. Il risveglio fu pertanto gioioso e amaro e Francesco provava la grande curiosità di comprendere il significato di questa “visita”.
Il segreto gli fu presto svelato perché “iniziarono allora ad apparire nelle sue mani e nei suoi piedi i segni dei chiodi, nello stesso modo con cui poco prima li aveva visti nell’uomo crocifisso.. Le sue mani e i suoi piedi apparivano trafitti nel loro centro, cosi ché le teste dei chiodi sporgevano nella parte interna delle mani e in quella superiore dei piedi, e le loro punte dall’altra parte. I segni erano, infatti, rotondi all’interno delle mani, mentre all’esterno apparivano allungati e con un pezzetto di carne che spuntava dalla carne circostante, come fosse la sommità di un chiodo ritorta e ribattuta. Anche nei piedi erano stati impressi i segni dei chiodi, elevati dal resto della carne. Anche il lato destro, come trafitto da una lancia, er segnato da una cicatrice che spesso emetteva sangue…» (in J. Dalarun, “La vita ritrovata del beatissimo Francesco”, EBF Milano)
Francesco riceve le stimmate dopo un lungo cammino interiore in cui egli si è identificato con il Crocifisso. Non è possibile comprendere San Francesco, senza il Crocifisso non solo con il suo carico di dolore e di passione, ma anche per quanto il Crocifisso ha “chiesto” e “detto” a San Francesco.
“Detto” della situazione di tante persone inchiodate dalla malattia, dal peccato, dalla povertà, dalle scelte sbagliate che hanno rovinato una vita, di vite bruciate. Il volto sereno di Gesù conosciuto a San Damiano ha incoraggiato il giovane Francesco a dare una svolta alla sua vita; il volto di Gesù, battuto e sofferente in tante realtà di vita comprese le vicende interne all’Ordine, hanno cambiato il cuore di Francesco e lo hanno accompagnato nel tempo della maturità. Proprio nel tempo della sua maturità, il Crocifisso ha “chiesto” a Francesco di lavorare alacremente – anche con la preghiera e la penitenza personale – per farLo conoscere nei suoi tratti di misericordia, di perdono, di accoglienza.
Misericordia, perdono, accoglienza sono in verità i tratti del Padre misericordioso, che Gesù ci fa conoscere nella parabola del Vangelo di Luca, ed incontrare nel Sacramento della Penitenza, vivere nel desiderio di restare uniti a Lui per diventare sempre più discepoli.
Per questa strada, dove Vangelo e vita diventano un tutt’uno – come Francesco desiderava per i suoi amici – insieme a tanti altri Santi, ci troviamo anche noi, ormai intenti a programmare il nuovo anno di attività, a pensare a ciascuno dei Lupetti dei nostri Branchi, a pregare per loro. Chiederemo a San Francesco la sua intercessione affinché possiamo essere buoni discepoli di Gesù e condurre e Lui, con “i nostri canti e la nostra gioia”, le “anime candide” di tutti i bambini che busseranno alla porta delle nostre Tane nei prossimi giorni.
Il Signore ci benedica e mostri a noi il suo volto!
Calalzo di Cadore, 14 settembre 2016
Festa dell’Esaltazione della Croce.
Don Angelo Balcon
Baloo d’Italia