Sin da quando ero Lupetto, erano nostri compagni di avventure dei ragazzi disabili e credo che questi momenti passati assieme abbiano aiutato me e gli altri Lupetti a vivere con serenità il rapporto con loro, cosa che per dei bambini in età lupetto non è sempre necessariamente semplice.

Dopo 10/15 anni, alcuni di noi sono diventati Vecchi Lupi, altri Capi Branco, e abbiamo sempre considerato con serenità l’ammissione in Branco di altri ragazzi disabili.

I passi che abbiamo cercato di seguire si muovevano sempre su due binari:

  • il confronto con i genitori ed eventuali educatori
  • il confronto in Direzione di Gruppo

Due cose invece non abbiamo fatto in merito alla richiesta di ammissione di un ragazzo disabile:

  • prendere la richiesta con leggerezza
  • rifiutare la richiesta a priori

Sono sicuro che questo atteggiamento è il frutto del dialogo con le famiglie e dell’impegno dei capi che li hanno accolti nelle unità in un’epoca, parliamo dei primi anni 90′, dove non esisteva una rete di formazione sulla disabilità così ampia come può essere quella del 2023.

 

In questo credo che l’Intereducazione abbia raggiunto il suo scopo: educare all’altro.

Ora però vorrei passare a quello che vuole essere il cuore di questo articolo, ovvero degli esempi pratici per un Consiglio di Branco su come programmare delle attività nel caso in cui sia presente un ragazzo disabile.

Facciamo un esempio:

Mattia è un bambino di 9 anni che non riesce ad usare le gambe ed è costretto a rimanere sulla sedia a rotelle. Il programma trimestrale prevede un’attività di lancio della palla in movimento e presa palla in movimento. Uno dei vecchi lupi propone il gioco 3 passaggi 1 punto con l’aggiunta dello scalpo, le regole sono le seguenti

  • I lupetti non possono mai stare fermi
  • ogni 3 passaggi consecutivi la squadra segna un punto
  • se chi ha la palla viene scalpato la palla passa agli avversari.
  • vince la squadra che ha fatto più punti

Credete che per Mattia sia possibile partecipare a questo gioco? Io credo di si, a patto che vengano seguiti determinati accorgimenti:

  • un VL, o meglio un Lupetto, aiuta Mattia spingendo la carrozzina
  • il campo da gioco deve essere abbastanza grande per consentire spazio di manovra alla carrozzina
  • chi aiuta Mattia con la carrozzina indosserà lo scalpo

Come vedete un gioco apparentemente non adatto a un bambino in carrozzina con un po’ di fantasia e un po’ di accortezza si trasforma in una attività adatta a tutti.
Poi ci sono altri accorgimenti che possono esser messi in pratica: ogni tanto si dà il cambio chi spinge la carrozzina, se si nota un basso coinvolgimento di Mattia si può introdurre la regola che ogni passaggio verso di lui vale 2 punti (dopotutto sono in due, Mattia e l’altro Lupetto che lo aiuta).

 

Poniamo un altro caso:

Il programma per il Consiglio d’Akela prevede la costruzione con il traforo di un piccolo presepe. In Consiglio d’Akela è presente anche Luca è, un ragazzo affetto da autismo che non ama il contatto fisico ed ha difficoltà a modificare la propria routine. Ogni tentativo dei Vecchi Lupi di aiutarlo in passato con l’attività manuale si è dimostrato infruttuoso.
Che fare? Facciamo con lui qualche altra attività? Oppure, ancora peggio, diciamo ai genitori che a quella riunione di consiglio d’Akela non serve che Luca partecipi?

Nessuna dei due.

I Vecchi Lupi sanno che Luca è un bambino molto ordinato e anche i genitori hanno confermato che Luca ha un modo tutto suo per sistemare i suoi giocattoli.
Luca sarà quindi colui che preparerà il materiale per l’attività e si occuperà di distribuire e riordinare il materiale a fine lavoretto. Con il suo schema, con il suo modus operandi ma sarà lui a gestire il tutto.


In questo modo Luca ha modo di partecipare all’attività anche se non allo stesso modo degli altri lupetti.

Mi sembra evidente che ogni caso è a sé e, a parti invertite, gli accorgimenti che vanno bene per uno non vanno bene per l’altro.

Riassumendo, nel primo caso Mattia è riuscito ad essere Protagonista dell’attività, mentre Luca è riuscito ad essere quantomeno Partecipante. Infatti, un ragazzo con disabilità potrà partecipare all’attività come:

  • Protagonista – nei giochi ai quali può partecipare alla pari;
  • Partecipante – con un ruolo attivo, ma secondario (es. segnapunti);
  • Spettatore – giochi ai quali non può partecipare.

Credo sia evidente che l’ultimo caso dello spettatore debba essere l’ultima spiaggia, ma non va comunque demonizzato in quanto al ragazzo può esser presentata un’attività cucita addosso a lui, mentre il caso del protagonista è quello a cui noi puntiamo, non solo per i ragazzi disabili, ma per tutti i bambini che ci vengono affidati.

Continuo e concludo citando quanto detto dalla Pattuglia Disabilità
Questi ruoli vanno ragionati e pianificati nella Pattuglia di Unità, non lasciati al caso. Per accrescere l’autonomia personale è opportuno che con discrezione e a turno, tutti i Capi della Pattuglia si occupino del ragazzo con disabilità, lo seguano e gli stiano vicino.
Questo, tra l’altro, eviterà che il ragazzo con disabilità crei un rapporto di dipendenza o di esclusivo riferimento con una sola persona, identificandolo come quello che gli risolve sempre i problemi.
Gli obiettivi individuati per il singolo ragazzo con disabilità ed eventuali sue limitazioni alla partecipazione ad alcune attività, andranno chiariti e condivisi in Gruppo e con la famiglia, anche, se possibile, sentendo il punto di vista del ragazzo stesso.
Se, per esempio, viene valutata come impossibile la partecipazione alle uscite o al campo estivo, questa valutazione deve essere subito chiarita, in modo che sia acquisita e data per scontata: è assolutamente da evitare una comunicazione all’ultimo momento che causi delusione e sensazione di essere esclusi! Nelle valutazioni di partecipazione alle attività vi può essere, naturalmente, una progressione del ragazzo; e quindi vanno ciclicamente rifatte.
Sono di certo auspicabili dei tentativi, per evitare valutazioni preconcette che precludano ad attività che si ritengono invece, a torto, inaccessibili. I ragazzi con disabilità hanno la rara capacità di stupire chi lavora con loro! In generale, sarà utile disporre di un calendario delle attività, per pianificare per tempo la necessità di eventuali aiuti supplementari, che consenta di parlare per tempo al ragazzo di una sua partecipazione o non partecipazione a un determinato evento. La presenza in Unità di una persona con disabilità non deve limitare le attività per gli altri ragazzi, altrimenti sarà percepito in maniera negativa; al contrario, una presenza impostata in modo da valorizzare il ragazzo, diventa importante anche per gli altri, che impareranno a riconoscere, nella sua partecipazione, la ricchezza della diversità.

Vedrete nel corso del tempo che tutti i Lupetti, ma anche i Vecchi Lupi, impareranno a conoscere i ragazzi come Mattia e Luca e questo percorso fatto assieme andrà ben al di là degli anni vissuti in Branco, sarà invece una ricchezza che li accompagnerà nel corso della loro vita.

Chiunque abbia piacere di approfondire il tema, può fare riferimento alla Pattuglia Disabilità che ha la fortuna di avere referenti in quasi tutti i Distretti d’Italia!

 

Buona caccia,

Giacomo Cuttin
Incaricato Regione Nord


Pubblicato il 14/3/2023