Chiara e le clarisse

Tutta Assisi parlava delle “bizzarie” del giovane Francesco, che viveva in povertà con i compagni laggiù nella pianura e che spesso saliva in città a predicare il Vangelo con il permesso del vescovo, augurando a tutti “pace e bene”; nella primavera del 1209 aveva predicato perfino
nella cattedrale di S.Rufino, dove nell’attigua piazza abitava la nobile famiglia degli Affreduccio e sicuramente in quell’occasione , fra i fedeli che ascoltavano, c’era la giovanissima figlia Chiara.
Colpita dalle sue parole, prese a innamorarsi dei suoi ideali di povertà evangelica e cominciò a contattarlo,accompagnata dall’amica Bona di Guelfuccio e inviandogli spesso un poco di denaro.
Nella notte seguante la Domenica delle Palme del 1211, abbandonò di nascosto il suo palazzo e correndo al buio attraverso i campi, giunse fino alla Porziuncola dove chiese a Francesco di dargli Dio, quel Dio che lui aveva trovato e col quale conviveva.
Francesco davanti all’altare della Vergine, le tagliò la bionda e lunga capigliatura (ancora oggi conservata) consacrandola al Signore.
Poi la accompagnò al monastero delle Benedettine a Bastia, per sottrarla all’ira dei parenti, i quali dopo un colloquio con Chiara che mostrò loro il capo senza capelli, si convinsero a lasciarla andare. Successivamente Chiara e le sue compagne che l’avevano raggiunta , si spostò dopo
altre vicende, nel piccolo convento annesso alla chiesetta di San Damiano, dove nel 1215 a ventidue anni Chiara fu nominata badessa; Francesco dettò alle “Povere donne recluse di San Damiano ( il nome Clarisse fu preso dopo la morte di S. Chiara ) una prima Regola di vita,
sostituita più tardi da quella della stessa santa.
Chiara con le sue compagne, sarà l’incarnazione al femminile dell’ideale francescano, a cui si assoceranno tante successive Congregazioni di religiose .