“Akela, io non sono capace. Mi faccio male la schiena”. Quante volte è capitato che qualcuno dei nostri lupetti dicesse di non saper svolgere la capriola? Eppure, si tratta di una fase temporanea, che viene superata quando il lupetto acquista consapevolezza delle proprie forze e ha fiducia sulle sue capacità. 

Questo momento di gioia non è realizzabile – o quantomeno non subito – se i Vecchi lupi obbligano il Lupetto a compiere uno dei “primi sforzi fisici”: tale è la capriola, la quale, come scriveva BP nel decimo morso del Manuale dei Lupetti, “significa rotolarsi con i piedi in aria e testa a terra”. Il movimento della capriola è, per alcuni lupetti, un gesto spontaneo, quasi quotidiano; per altri, invece, può rappresentare un ostacolo insormontabile, che li frena e gli impedisce di interagire con il resto del Branco.  

E allora, come deve comportarsi il Vecchio Lupo? Cosa può fare per “convincere” il Lupetto a mettersi in gioco? Sicuramente, non deve obbligarlo a farla né spingerlo da dietro, né incentivarlo con promesse che non potrà mantenere. 

Lo si può solo INCENTIVARE. Ma come? Quale strumento il metodo consegna ai Vecchi Lupi, specialmente al ricorrere di queste particolari situazioni? La parola d’ordine è la PROGRESSIONE: si deve attendere e favorire le fasi dello sviluppo fisico del singolo Lupetto, perché non è detto che tutti i Lupetti, in particolare i nuovi arrivati, siano ginnasti o piccoli atleti professionisti. 

Progressione significa anche rispetto dei tempi personali del Lupetto. E infatti, non è solo questione di movimento fisico, ma anche forza di volontà e fiducia nelle proprie capacità. BP scrive che bisogna “tenere le spalle arrotondate ed il mento bene aderente al petto”: alcuni Lupetti possono ritenere questo sforzo non alla loro portata o, addirittura, generare uno stato di inquietudine. 

In una prima fase, i Vecchi Lupi devono fornire il giusto supporto morale ed emotivo, spiegando al Lupetto che nulla è impossibile e che tutto è possibile solo credendo nelle proprie capacità. In un secondo momento, bisogna fornire un esempio concreto di come si svolge la capriola: il Vecchio lupo può, lui stesso, eseguirla o chiedere ad altro lupetto di farlo, magari uno della stessa sestiglia del Lupetto timoroso. 

Solo dopo averlo rassicurato sulle sue forze, il lupetto si lancerà nel suo “primo sforzo”, magari eseguendo solo una capriola. Va bene, non aspettavamo altro. Ce ne saranno sicuramente altre. Per invogliarlo di più e, quindi, mantenere alto il suo morale, ricordate di dir lui che “dopo la capriola devono cercare di mettersi in piedi senza appoggiare le mani a terra”, magari facendo il saluto lupetto e urlare un forte “BUONA CACCIA”. 

A questi semplici passaggi si accompagna anche un secondo suggerimento: non pretendiamo l’impossibile, ma accontentiamoci, giorno per giorno, dei progressi (anche piccoli) che può compiere. Osserviamo e valorizziamo la magia del sorriso di un Lupetto che, da intimorito, diviene egli stesso promotore della capriola. Vorrà sempre farla o sarà sempre pronto ad eseguirla. 

La progressione impone, inoltre, di seguire un ordine fisiologico: prima occupiamoci della capriola in avanti e, solo a ridosso delle Vacanze di Branco, facciamo eseguire la capriola all’indietro. Osservate bene la pista del lupetto e il quadro sinottico, perché non è un caso che la capriola segue al piè zoppo e al salto alla corda. E infatti, è come se quest’ ultimi esercizi fisici fossero i presupposti per una buona capriola.