“Preferisco il Paradiso” si narra abbia detto San Filippo Neri rifiutando la nomina a Cardinale. A volte non ce ne rendiamo conto, ma la strada che conduce alla Santità – san Filippo lo sapeva bene – inizia proprio da qui. È su questa terra che tracciamo il percorso che ci porterà, un giorno, al cospetto di Nostro Signore. Abbiamo ricordato proprio nei giorni scorsi tutti i Santi del Paradiso. E ci piace pensare – non possiamo dire che ne abbiamo la certezza, anche se in fondo è ciò che ripetiamo a noi stessi – che tra quei Santi vi sia anche Lupo Rosso Solitario. Colui che ha portato il lupettismo in Italia, il primo Akela d’Italia. Colui senza il quale quest’anno, la Giungla italiana non avrebbe potuto festeggiare il primo secolo di Storia del prezioso Manuale dei Lupetti. C’è chi questa Estate, in modo quasi inaspettato, ha reso omaggio a questo Capo. Di chi si tratta? Se ancora non avete capito, scopritelo voi stessi.
“Il problema della disciplina nel Branco non esiste: parliamo invece della Famiglia Felice”
Una domenica mattina di fine agosto come tante, la S. Messa con gli altri capi in attesa di riiniziare le attività, la colazione insieme, i saluti. Stavamo andando a casa quando il Capo gruppo – che è stato nostro Akela – ci propone di andare al Cimitero del Verano qui a Roma! Il che ha lasciato perplessi sia me che i miei compagni di quest’avventura, il capo riparto e l’attuale Akela (sì lo so, ci sono un sacco di Akela in questo racconto e non sono ancora finiti). Scopo della spedizione? Far visita alla tomba di colui che fu il primo Akela d’Italia dopo la Seconda guerra mondiale. Allora siamo partiti e abbiamo intrapreso il nostro cammino. Qui è necessario aprire una parentesi: per chi di voi non fosse mai stato al Verano, è uno dei cimiteri più grandi d’Italia e contiene una memoria storica indescrivibile. Facce, storie, nomi, racconti si intrecciano sulle lapidi, tutte diverse tra loro. Mentre fantastichiamo ci avviciniamo al luogo segnato sulla mappa: cosa ci sarà scritto sulla lapide? Un giglio? Un qualche richiamo alla giungla? Un epigrafe? Finalmente arriviamo. Un’enorme lapide di pietra con incisi alcuni nomi, bassorilievi, croci ma del nome che cercavamo nemmeno l’ombra. Una bella scultura davvero, volti severi scolpiti, armi, vittorie ma nemmeno un’informazione, il che ci fa pensare di avere indicazioni sbagliate. Poi una piccola targa lunga massimo 30 cm, in basso a destra, sotto la lapide maestosa. Fausto Catani 23 giugno 1909 – 18 maggio 1978. Croce. Stop. Un momento di silenzio, assorti nei nostri pensieri. Poco dopo siamo già sulla via del ritorno, fuori dal cimitero. Tutto torna alla normalità, come una domenica qualunque di fine agosto. Tornando a casa però, ho pensato che certe cose ti fanno riflettere. Ho pensato che io non sapevo nemmeno chi fosse Fausto Catani. Poi ho letto, ho cercato su internet, trovando notizie persino su Wikipedia. E mi sono reso conto che se io e altri siamo stati lupetti, se oggi ancora si può parlare di lupettismo e di Giungla italiana, si deve principalmente a lui. Dopo la guerra non si sapeva cosa fosse il lupettismo: prima che le informazioni sul metodo giungessero a Roma, l’ASCI era già stata sciolta. Lo sforzo di chi ha ricostruito la nostra associazione è stato senza dubbio immane: le condizioni in cui si faceva scoutismo erano ancora complicate e ciò richiedeva sì passione, ma soprattutto un grande sacrificio. È bastata una piccola lastra di marmo sotto a una magnifica lapide di pietra per farci capire il vero senso del Servizio, puro quanto esemplare. Ci sono decine di storie, anche nei nostri gruppi, di servizi svolti col massimo dell’impegno dai nostri capi. Una responsabilità che oggi viene data a noi e che a volte mi sembra tremenda. Ci hanno permesso di essere qui e hanno avuto la premura di non mettere la loro firma su quanto fatto, il loro nome, perché il bene non fosse un fatto personale da apprezzare nella storia del loro gruppo o dell’associazione. Un Servizio così disinteressato che si sposa magnificamente col segreto della B.A. e col messaggio del Vangelo. Un passo concreto verso la Santità. Credo che il nostro ruolo oggi debba essere quello di custodi ed imitatori: un esempio come Fausto Catani che CENTO anni fa ha donato il lupettismo all’Italia, dovrebbe essere conosciuto da ogni Capo, R-S, Rover. Capi come lui ci insegnano a non dimenticare le nostre radici e ci danno lo slancio necessario per svolgere il nostro servizio al massimo. Per capire, quando pensiamo che il Metodo non funzioni, che siamo noi a sbagliare qualcosa. Basterebbe seguire i loro esempi luminosi per garantire ai nostri ragazzi uno Scoutismo vero e autentico. Tutto il resto è solo una lapide enorme e bellissima, ma vuota di significato. Preferiamo l’essenzialità di quella targa di marmo, la durezza e l’intransigenza verso noi stessi, la testimonianza silenziosa e umile di chi ha dato tanto allo Scoutismo Cattolico Italiano e non ha chiesto indietro niente.