Con queste poche righe si apre un mezzo di comunicazione come il portale di Branca Rover, un insieme di temi, concetti, esperienze che magicamente dal vissuto e dal sudore passa qua dentro… Hanno tentato più volte di spiegarmi il tecnicismo ma il problema non risiede su colui che spiega, piuttosto in colui che cerca di capire.
Non comprendo l’aspetto tecnico certo, ma capisco bene il motivo che ci ha spinto a confrontarci sulla validità di questo strumento, e mi stuzzica davvero tanto sperare che venga utilizzato per contribuire al miglioramento del servizio che svolgiamo ai nostri ragazzi.

Spesso mi sento ripetere la parola “perché”, e me la sento dire in ambiti dove diviene importante capire il motivo che ci spinge a fare una determinata azione. Al campo scuola, dove il sacrificare il proprio tempo da dedicare al lavoro, alla famiglia, diviene disponibilità che mettiamo in mano allo Spirito Santo, che solo con il nostro si, accompagnato dal Si delle nostre famiglie, diviene strumento nelle mani del Signore. Nelle sfide, quando sembra che ad aver colto quello spiraglio di speranza in un progetto davvero rischioso e insicuro, sembriamo essere solo noi. Al campo scuola invernale, dove oltre alle difficoltà date dalle dinamiche che si innescano quando più persone differenti tra loro per cultura e provenienza danno origine al sacramento dell’incontro, si aggiungono le difficoltà di avere condizione di luci più scarse, condizioni meteo avverse per il periodo invernale.
Di fronte alla richiesta del perché non so proprio rispondere, non si tratta di qualcosa di materiale dove è facile e forse futile dare spiegazioni, qui si tratta di una domanda diretta ad un valore… e allora possiamo rispondere con un’altra domanda. Dire “sì” evita ed esclude a priori il domandarsi perché. Se si dice sì ad un qualcosa che sta al di sopra di noi, di cui non conosciamo ogni aspetto, sentendoci magari inadatti a portare quel peso, allora credo utile rispondere con la domanda “per chi?”.
Con questo tipo di domanda si aprono spiragli che tutti i vocaboli del mondo non bastano per spiegarli nel senso più profondo, quando si risponde “sì” e se la domanda che ti ha fatto convincere a dare consenso ti porta a chiederti per chi lo stai facendo, allora credo che le difficoltà che stai vivendo passino per le mani del Signore che ti sta chiedendo di fare qual determinato servizio.
Non esiste formula magica, non esistono buone idee quanto un “sì” detto con il cuore, e
quell’affermazione diventa preghiera. Se indirizziamo il nostro fare per un ragazzo, per una
difficoltà che fa vivere male qualcuno, se il nostro aiuto va incontro non a qualcosa ma a qualcuno.

Quanti sì sprecati per dare ascolto al proprio io, misurando il valore dell’azione svolta solo con il
proprio ego. Con questo procedimento dovremmo approcciarci all’Euromoot e chiederci non perchè lo stiamo facendo ma piuttosto per chi? Ci viene fornita un occasione unica dove poter conoscere, dialogare e capire persone che non abbiamo mai incontrato prima, che vivono lontano da noi, in nazioni diverse dalle nostre, diversi per estrazione sociale e culturale, ma che fanno scoutismo proprio come noi, e che credono negli stessi valori.
La domanda che dovremmo ripeterci nei giorni in cui vivremo questa autentica sfida, quando le
difficoltà sembreranno superare le aspettative e quando avremo l’impressione che le cose stiano
andando in maniera diversa da quello che ci aspettavamo, è “per chi?” lo stiamo facendo, ci
aiuterà a guardare oltre alle difficoltà fisiche e materiali.

Una raccomandazione: il linguaggio della natura, l’esperienza della strada, passano attraverso le
uscite che si fanno nei fine settimana, nel servizio che rendiamo al prossimo e durante i giorni del
campo mobile, quindi usufruite di questo strumento per trovare qualche idea e poi fuggite a fare
roverismo.

Parate Viam Domini
Buona strada
Lorenzo Cacciani