Bambino Gesù
Il piccolo Gesù crescendo a Nazareth sentiva ogni giorno la parola “Shalom”, pace.
Shalom si usava come “Buon giorno”. Quando una persona si ammalava, si pensava che “Se il shalom è con te” equivale a “Come stai” allora al malato si augurava Shalom, cioè salute. Quando si intraprendeva il viaggio, si augurava Shalom – “Torna sano e salvo!”. Se i bambini o gli adulti litigavano, poi dovevano chiedere Shalom, cioè riconciliarsi. Shalom si augurava agli sposi novelli – augurando loro di vivere in armonia. Se i Romani o altri gruppi conducevano le guerre “Shalom” spariva”. Shalom come la salvezza dai nemici fu il desiderio di tutti coloro che soffrivano le dure conseguenze di guerre e di ribellioni. Quando un anziano terminava i giorni della sua vita si diceva che se ne andava in Shalom.
Gesù rabbi
Ascoltando le scritture in sinagoga Gesù sentiva la parola Shalom ogni sabato, perché la parola Shalom si trova quasi in ogni libro dell’ Antico Testamento. Gesù ben presto comprese che non bastava pronunciare la parola. È molto più difficile viverla.
L’ evangelista Luca capì che Shalom fu il tema principale del messaggio di Gesù.
Shalom accompagna Gesù dalla sua nascita fino alla sua morte.
Shalom (in Greco eirené) fu annunciata dagli angeli “Gloria a Dio… e sulla terra pace” (Lc 2,14). Quando Gesù guariva i malati gli diceva di andare in pace, di camminare in integrità del corpo e dello spirito.
I discepoli dovevano portare la pace nelle case e la pace fu il segno che il messaggio fu accolto (Lc 10,5-6). E Pace fu la parola del Gesù risorto rivolta ai sui discepoli (Lc 24,36). Gesù non solo predicava la pace, ma vivendola, la operava. Lui infatti è la pace.
Chi sono gli operatori di pace secondo Gesù
Chiara Lubich lo tradusse nel nostro linguaggio: “Gli operatori di pace sono coloro che amano tanto la pace da non temere di intervenire nei conflitti, si sforzano poi di creare legami, di stabilire rapporti fra le persone, appianando tensioni, smontando lo stato di guerra fredda che incontrano in tanti ambienti di famiglia, di lavoro, di scuola, di sport, fra le nazioni, ecc.”
Pace prima di tutto è vivere in armonia con Dio, con me stessa e con gli altri. Nessuna capo può portare la pace alle bambine se non ha pace dentro di sé. La mia pace, la mia armonia con Dio, il mio essere tranquillo e sereno nel mio cuore sono i primi passi verso la pace. Però Gesù dice che non è venuto a portare un certo tipo di pace (Lc 12,51), ma piuttosto la divisione. La pace non è paura, non è un’armonia superficiale. Per raggiungere la pace la si deve praticare. Eliminare le guerre fredde, i pregiudizi, i piccoli e i grandi dissapori che facilmente nascono e si alimentano, le dicerie… Provare a rivolgere la parola alle persone che mi hanno offeso, riconciliare le bambine che non si parlano. Non solo parlarne, ma farlo, operare pace, diventare pace, essere pace.
LA TESTIMONIANZA
Trepidazione e preoccupazione mi hanno accompagnato nel preparare il 2° incontro nazionale di branca Coccinelle ad Assisi, ma insieme noi Capo siamo riuscite a condividere e collaborare per ripercorrere la strada come testimoni di Gesù, dove S.Francesco salutava e augurava a chi incontrava “PAX et BONUM”
La settima beatitudine “Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio” vede la donna come educatrice alla pace che allontana ogni ombra di egoismo e odio in ogni ambiente. Un compito da svolgere come ci indicava Padre Ivan con immensa dolcezza, amore e dignità, ma nello stesso tempo con decisone, fortezza e costanza.
Nella veglia Francescana si è affermato come occorrono “donne di pace” e nella realtà odierna più che mai si fa urgente questa disposizione d’animo che anche nel messaggio di Papa Giovanni Paolo II°, per la giornata mondiale della pace, ha affidato a noi donne.
La donna della pace:
- sceglie l’amore e quest’anno nel giubileo straordinario della Misericordia ci è chiesto ancora una volta di aprire la porta del nostro cuore, la porta della carità;
- sceglie il perdono, il più grande dei doni di cui ognuna fa esperienza con la riconciliazione (confessione) che ci introduce nel mistero della comunione con le persone in Cristo;
- sceglie l’unità, come corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte, comunicando la propria vocazione;
- sceglie la fede, come relazione e dono di Dio, e << questa è la fiducia che abbiamo in Lui: qualunque cosa gli chiediamo secondo la sua volontà egli ci ascolta… (1 GV 5 -14,15)
- sceglie la verità che si afferma nella giustizia con un cuore puro ”Eccomi Gesù con il mio cuore vicino al Tuo”
- sceglie la speranza cristiana e Papa Francesco ci dice che non è buon umore, ottimismo, è molto di più è Gesù che non delude, perché Lui è fedele;
- sceglie la luce, perché come figlie della luce possiamo essere miti, tranquille, testimoni della propria vita come la stella del mattino, che appare in mezzo alle nubi;
- sceglie di consolare, e così allontaniamo la paura di aprire il nostro cuore, perché venga la consolazione dello Spirito Santo che è salvezza ;
- sceglie di comprendere, per camminare insieme e avere una stessa meta da raggiungere perché abbiamo una strada comune da percorrere;
allora ancora oggi scegliamo ogni giorno di amare,dare, perdonare, nelle difficoltà ma anche nei momenti di gioia e serenità.
Nella gioia e nella fatica ho auto il privilegio di incontrare il cuore di molte donne, i nostri desideri, le speranze, le preoccupazioni ci hanno e ci tengono unite ancora adesso poiché in questo tempo c’è ancora bisogno di donne di buona volontà.
Grazie per ogni mano stretta, per ogni sguardo incontrato, per le danze, per i canti, per i giochi e per aver pregato insieme.
Liana
LA NOSTRA CROCE SCOUT
Tagliate un’altra punta della croce Scout. Il retro bianco dividetelo in due parti. Nella parte sinistra scrivete le parole che disseminano disarmonia, guerra, tensione… Nella parte destra scrivete le parole che aiutano a creare la pace, l’armonia, la concordia, a ridurre la tensione e a mediare la riconciliazione.