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Tra Perugia e Assisi si erano riaccese le ostilità, durante le quali Francesco fu catturato con molti suoi
concittadini e condotto prigioniero a Perugia Essendo signorile di maniere, lo chiusero in carcere insieme con i
nobili.
Una volta, mentre i compagni di detenzione si abbandonavano all’avvilimento, lui, ottimista e gioviale
per natura, invece di lamentarsi, si mostrava allegro Uno dei compagni allora gli disse che era matto a fare
l’allegrone in carcere. Francesco ribatté con voce vibrata: “Secondo voi, che cosa diventerò io nella
vita? Sappiate che sarò adorato in tutto il mondo”.
Un cavaliere del suo gruppo fece ingiuria a uno dei compagni di prigionia; per questo, gli altri lo
isolarono Soltanto Francesco continuò a essergli amico, esortando tutti a fare altrettanto.
Dopo un anno, tra Perugia e Assisi fu conclusa la pace, e Francesco rimpatriò insieme ai compagni di
prigionia.

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Passarono degli anni. Un nobile assisano, desideroso di soldi e di gloria, prese le armi per andare a
combattere in Puglia. Venuto a sapere la cosa, Francesco è preso a sua volta dalla sete di avventura. Così, per
essere creato cavaliere da un certo conte Gentile, prepara un corredo di panni preziosi; poiché, se era meno ricco
di quel concittadino, era però più largo di lui nello spendere.
Una notte, dopo essersi impegnato anima e corpo nell’eseguire il suo progetto, e bruciava dal desiderio di
mettersi in marcia, fu visitato dal Signore, che volle entusiasmarlo e sedurlo, sapendolo così bramoso di gloria,
appunto con una visione fastosa Stava dormendo quando gli apparve uno che, chiamatolo per nome, lo condusse
in uno splendido solenne palazzo, in cui spiccavano, appese alle pareti, armature da cavaliere, splendenti scudi e simili oggetti di guerra Francesco, incantato, pieno di felicità e di stupore, domandò a chi appartenessero quelle anni fulgenti e quel palazzo meraviglioso Gli fu risposto che tutto quell’apparato insieme al palazzo era
proprietà sua e dei suoi cavalieri.
Svegliatosi, s’alzò quel mattino pieno di entusiasmo Interpretando il sogno secondo criteri mondani (egli
non aveva ancora gustato pienamente lo spirito di Dio), immaginava che sarebbe diventato un principe Così,
prendendo la cosa come presagio di eccezionale fortuna, delibera di partire verso la Puglia, per esser creato
cavaliere da quel conte Era più raggiante del solito e, a molti che se ne mostravano sorpresi e chiedevano donde gli venisse tanta allegria, rispondeva: “ Ho la certezza che diventerò un grande principe”.

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Francesco aveva dato una prova sorprendente di cortesia e nobiltà d’animo il giorno precedente a quella
visione, e possiamo credere che sia stato quel gesto a meritargliela Quel giorno infatti aveva donato a un
cavaliere decaduto tutti gli indumenti, sgargianti e di gran prezzo, che si era appena fatto fare.