Obiettivo: scoprire che ognuno ha un compito speciale verso gli altri
C’era una volta, ma può essere anche adesso, un bellissimo prato, di un verde brillante e ricco di fiori che in primavera sprigionavano un profumo inebriante e trasformavano il manto verde in un bellissimo arcobaleno di colori.
In questo prato vivevano tantissimi animaletti: farfalle, formiche, lombrichi, lumache, coccinelle, api, libellule, grilli e tanti altri ancora. C’era anche una grande famiglia di pettirossi che, dal bosco vicino, amava fare belle gite per ammirare i magnifici colori della natura.
Ogni animaletto del prato aveva il suo compito: chi portava il nettare di fiore in fiore, chi proteggeva margherite e tulipani dai parassiti, chi allietava il lavoro degli altri con il canto, chi trasportava le riserve per l’inverno…Insomma, tutti avevano una missione da svolgere ogni giorno.
Solo Mirtillo, il più piccolo della famiglia dei pettirossi, non sapeva come occupare il tempo in modo produttivo. Il nome “Mirtillo” ricordava il colore rosso vivo della pancia di questo piccolo uccellino che passava le giornate a inseguire nel loro volo frenetico la mamma e il papà che, in vista dell’arrivo di nuovi fratellini, stavano preparando un nido accogliente. A volte capitava però che, solo e invidioso del ruolo che tutti avevano, Mirtillo volava sopra il prato facendo cadere sui petali dei fiori gocce di lacrime che mettevano tristezza in chiunque lo vedesse.
Un giorno Mirtillo si mise divertito a osservare un riccio sceso dal bosco per mangiare qualche bacca di ginepro. “Che fai? – chiese curioso Mirtillo. “Non vedi” – disse indaffarato il riccio Arturo – “sto mangiando una buonissima bacca di questa pianta!”. Ma non appena disse così, un pezzetto della bacca si fermò nella gola del riccio, che iniziò a tossire e respirare a gran fatica. “Aiutami! – disse con non poco dolore il povero Arturo, implorando l’aiuto di Mirtillo. “Ma io non so che fare, non so fare nulla e sono inutile a tutti! Mi dispiace non posso esserti di aiuto!”. Mirtillo, così piccolo e innocente, guardava il povero riccio Arturo soffrire; la sua tristezza aumentava all’idea di
non poter essere di aiuto all’animale. “Sicuro il mio nonno Teo avrebbe potuto aiutarlo: da sempre salva gli animali del prato in difficoltà!” – pensò disperato Mirtillo. Questo suo pensiero però si tramutò subito in un altro: “Ogni animale ha trovato la sua missione e io perché non devo avere la mia? Aiuterò Arturo a liberarsi dalla bacca e questo sarà da oggi il mio lavoro: salvare gli amici in pericolo!”. Non fece in tempo a finire questo pensiero che già Mirtillo aveva infilato con estrema delicatezza il suo piccolissimo becco nella piccola bocca del riccio.
Con un abile gesto afferrò il pezzetto di bacca e liberò Arturo che così riprese finalmente a respirare normalmente.
“Grazie Mirtillo! Mi hai salvato! Da oggi sarai l’angelo custode di noi tutti animaletti!” – esclamò sollevato Arturo. “Si caro Arturo, da oggi sarò il vostro angelo custode” – disse con estrema gioia il piccolo Mirtillo, che in quel giorno così noioso e uguale a tanti altri aveva scoperto il suo ruolo, la sua missione.